Venerdì 26 luglio si è tenuto presso il santuario l’evento “Sotto le stelle di San Maurizio”.

La serata ha avuto inizio con l’apericena preparato dal Circolo ACLI di San Michele Cervasca.

Al scendere della notte, la compagnia del Birùn di Peveragno ha messo in scena “Alpino Andrea”, la storia di Andrea Oggero, classe 1916, di Peveragno. Il testo dello spettacolo è tratto dal libro del Maestro Giovanni Magnino, che raccolse e pubblicò nel  2007 “Peveragnesi in guerra”, storie di donne e uomini al tempo della seconda guerra mondiale, sul fronte e a casa. Elide Giordanengo ha poi scritto il testo dello spettacolo.

Nel libro, un altro sopravvissuto, Giuseppe Grosso, racconta: “Un’altra immagine, nitida come un’istantanea, mi ricorda Andrea Oggero, disteso su una slitta e probabilmente ferito. Alla vista dei carri che gli venivano addosso cercò di ripararsi con una coperta coprendosi gli occhi, forse per non vedere l’orribile fine imminente. Ma i blindati russi, giunti a pochi passi dalla slitta, piegarono in un’altra direzione. […] Andrea Oggero fu poi catturato e passò alcuni  terribili anni in un gulag sovietico”.

Dopo la prigionia, Andrea tornò. La nipote ricorda i suoi scarni racconti. Aveva fatto i fronti francese, greco-albanese e russo. Poi la prigionia e il ritorno a Peveragno nell’ottobre del ’45.

Nello spettacolo, la storia di Andrea riassume la storia di tanti alpini, partiti (e morti in Russia) senza sapere perché, senza cibo, ai 40 gradi sotto  zero, con poche notizie da casa. Dall’altra parte, la vita delle donne, che dovevano prendere in mano la vita e il lavoro della famiglia, andare in fabbrica, adattarsi a tutte le situazioni, tra la paura dei bombardamenti e gli stenti.

Nella durezza dell’esistenza al fronte e a casa, qualche segno di speranza: il latte caldo offerto da una donna russa, la compaesana che sa scrivere e si offre per mandare notizie al fronte, la solidarietà che si sviluppa tra quanti si rifugiano insieme per sfuggire ai bombardamenti.

Durante il racconto, scandito da canti suggestivi ed evocatori, sorge spontanea una domanda: che senso ha la guerra? “Spezzare le reni alla Russia”, come urla il duce nello spettacolo? Perché tanto sacrificio e tanta sofferenza?

 

Che l’alpino Andrea ci insegni che la forza di un popolo è nella sua capacità di vivere in pace, di risolvere i conflitti senza violenza, di consentire ai giovani di crescere nella serenità.

 

 

 

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